Qualche anno fa la mia Paoling ha inventato una canzone su noi due. E diceva che noi siamo ‘compiacevoli’. Le avevo chiesto il significato e la sua risposta era stata semplicissima: ‘a noi piace farci cose gentili, farci dei favori e delle cose piacevoli’.

Per il mio compleanno ho ricevuto una lettera da lei, nel suo stile, e un passaggio mi ha colpito più degli altri.

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Tu sei speciale, noi siamo speciali, siamo potentissime, siamo compiacevoli.

Potentissime. Questo aggettivo usato da una quasi tredicenne é per me fortissimo, e brucia. Siamo donne, siamo potentissime, e non per qualche strano motivo, non per un’idea di potere maschile, non siamo a capo di niente, siamo semplicemente potentissime. Possiamo fare quello che vogliamo, possiamo scegliere, e arrivarci.

Lei é così, non si arrende mai, lei prova e riprova e alla fine ci riesce. Lei é potentissima.

E poi siamo ‘compiacevoli’. L’italiano qui é quello ingenuo da scuola elementare (per me comunque meglio compiacevoli di petaloso, tutta la vita!), ma lei lo riprende oggi perché siamo compiacevoli, ci piace fare cose gentili, scegliamo di farle, non siamo obbligate a essere carine e gentili perché siamo donne, non siamo ‘sandwich makers’ (avete seguito tutto il casino generato da una ragazza negli USA che ha chiesto su un blog un consiglio su un panino da fare al marito?), siamo semplicemente compiacevoli.

E potentissime. E’ qui il trucco, dobbiamo essere potentissime, sentirci potentissime, per poterci permettere il lusso di essere compiacevoli.

Questo voglio per la mia Paoling e per le ragazze della sua generazione, una generazione di donne che sappia essere accogliente, gentile (la gentilezza, questa bisognerebbe insegnarla nelle scuole, a tutti), richiamare il valore di donare anche sé stessi, ma potentissime, perché solo dall’autostima, dalla possibilitá di essere chi siamo, dall’idea forte e creatrice che davanti a noi, e intorno a noi, c’é il mondo da prendere e da conoscere puó venire, davvero, la capacitá di scegliere, aprirsi, amare.

 

6.45, come tutte le mattine.

Ma questa settimana siamo sole in casa, e abbiamo deciso di dormire insieme.

Ieri sera si era messo sul letto, sempre più viziato, il nostro cagnolino, vecchietto e pelossissimo, che ci ha seguito in Francia e ci vive da re, ma adesso dorme beato nella sua cuccetta per terra.

Mi giro, lei si sveglia, é stanca morta tra pallavolo e scuola e danza e vivere, che a quasi 13 anni non é mica semplice, e sta per lamentarsi come sempre che vorrebbe restare a dormire.

E poi si ricorda. Tutta profumata della doccia di ieri sera, con i suoi capelli neri ancora avvolti in uno chignon (per arricciarseli naturalmente, dice lei), viene vicino a me, si rannicchia con quelle gambe lunghe dentro il mio abbraccio.

Solleva lo sguardo, quegli occhi neri su un fondo bianco scintillante che anche al buio del mattino freddo francese spicca luminoso, e mi dice: Buon compleanno, mammina.

E diciamo che per oggi sono giá a posto cosí.

L’adolescenza é arrivata, con i suoi sbalzi d’umore, i pianti senza motivo, la teatrale disperazione che passa dopo poco, la ricerca del nemico per forza, e quel nemico sono io! (da cantare come avrebbe fatto il vecchio Nostromo della pubblicità del tonno).

Peró la mia bambina é ancora li, attaccata da qualche parte alla fiducia che abbiamo costruito, e allora non molla mai del tutto l’ancora, e dopo le urla c’é il momento che le leggi in viso in cui capisce che non ha molto senso continuare ad essere arrabbiata, e lei comincia a razionalizzare, a parlare, e ogni volta é come fare un passo avanti.

La nostra vita é complicata, chi ha detto che cerchiamo il semplice, e lei é sempre con me, in questo viaggio tra pezzi di famiglia sparsi in giro per l’Europa, cose difficili da fare come accogliere, reggere la competizione con la Bionda, tenere il filo con il suo papà Principe, aprirsi agli altri e vivere con il cuore vulnerabile che abbiamo tutti.

Sono orgogliosa di questa ex-pulcina, adesso decisamente una pollastra, e mi rendo conto che il suo occhio che mi sorride vicino nella penombra del mattino é il segno che in fondo tutto va bene. E il resto vedremo.

Buon compleanno, mammina. Si sono a posto cosí.

Quando ho affrontato l’affido di Paoling sapevo che avrei avuto a che fare con adulti problematici, inadeguati. Avevo deciso di non giudicare, e ci sono riuscita sempre, senza difficoltà, perché tutto era chiaro. Da un lato la mamma a cui avevano tolto la bambina, dall’altro noi.

Quello che succede oggi é tutta un’altra storia, e tutto é molto più complicato e confuso, e ovviamente molto meno grave, e sono stupita e colpita di quante similitudini ho trovato avvicinandomi alla Bionda e al Terribile, figli di un dirigente d’azienda e di una professoressa di università. Genitori ben intenzionati, intelligenti, economicamente tranquilli, e presenti.

So che é un discorso difficile, proprio perché qui é difficile sospendere il giudizio, difficile non arrabbiarsi.

Non posso raccontare qui tutto questo ultimo anno, complicato e faticoso, il tentativo di conoscere questi bambini e di provare a vederli al di fuori del racconto familiare, del personaggio che ognuno di noi ha in casa e di cui fatica (io ho fatto fatica da figlia) a liberarsi. Non posso e non voglio andare nella parte di storia che non é mia, quella del mio compagno e di sua moglie, e non voglio davvero giudicare questa mamma, o almeno voglio provarci con tutte le mie forze.

Però voglio raccontarvi quello che mi ha colpito.

Per prima cosa i loro vestiti. Troppo piccoli, spesso bucati e scoloriti. Non adatti alla stagione. Costume da bagno a volte invece della biancheria perché non c’era più niente di pulito.

Bambini iperstimolati, da mille attività, libri e giochi, non capaci di fare niente da soli, di passare un pomeriggio tranquilli, nemmeno essendo in due, senza bisogno di adulti per intrattenerli.

Bambini che non si fidano degli adulti, a cui gli adulti non raccontano niente delle cose che succedono, che normalmente hanno mille segreti, che si presentano sempre agli adulti secondo la stessa maschera.

Mi ha fatto molto male questa cosa. Ho provato a trovare il mio posto e la mia strada nella loro vita, insieme a Paoling, accanto al loro papà.

Con Paoling é andato tutto in maniera strana, ma avevo fatto un affido sapendo di cosa si trattava e non ho problemi a stare al posto mio, non ho problemi con il prendermi cura di bambini che non sono i miei figli. E’ stata dura, e Paoling si é inserita in questo equilibrio con fatica, la sua ennesima sfida, ma credo ne avesse bisogno.

Passato un anno, posso dire che la fatica é tantissima, ma le cose sono, almeno un po’ cambiate.

Sono sempre stupita quando leggo i commenti di chi ci segue, e oggi mi sono detta che è il momento di spiegarvi meglio come è cambiata la nostra vita. Attenzione, che è complicato! 🙂

Io e il Principe non stiamo più insieme, di fatto da un bel po’. Da inizio 2013 io e Paoling siamo partite e abbiamo passato 2 anni e mezzo vicino a Roma, e poi siamo venute a vivere nel Nord della Francia.
Col Principe abbiamo molto parlato, discusso, ci sono stati momenti di freddo e gelo e poi invece, come sempre secondo me quando si dice la verità, il nostro rapporto si è evoluto verso quello che era nel fondo, siamo famiglia, ma non una coppia. Il Principe e Paoling stando lontani hanno imparato anche a desiderarsi, a parlarsi, e a conoscersi, lo so che sembra paradossale ma un uragano come lei su questo ragazzo aveva effetto di radere tutto al suolo e togliergli sicurezza, e farlo essere sempre teso e arrabbiato e avevano dimenticato tutti e due come vedere negli occhi dell’altro l’amore che c’è.

Io un giorno sono andata a lavorare, e mi sono innamorata. Del Tulipano Nero, questo francese così diverso dal Principe e così naturalmente vicino a chi sono e a chi sono sempre stata che lasciarmi trasportare è stato un attimo. Un attimo a cui sono seguiti anni di verità dolorose dette ad alta voce al Principe, e alla paura che non potessimo più offrire a Paoling l’adozione se ne avesse avuto bisogno.

Non ho mai avuto paura di perderla, la mia Paoling, perchè da quando la situazione è cambiata e i servizi ci hanno detto che chiamarci mamma e papà e figlia era ormai possibile e naturale, ho sempre saputo che non ci sarebbe mai stato modo o motivo per allontanarci. Ho avuto però paura che con le scelte di vita nostre, nel momento in cui lei avesse avuto bisogno di un’adozione, non sarebbe più stato possibile.

Ed é qui che ho trovato i servizi sociali ad ascoltarmi. Assistente sociale, psicologa, alle quali ho spiegato la verità, e anche la frustrazione, di restare per 6 anni ostaggio dello Stato, a fare di fatto un servizio per loro, con in mezzo le nostre vite e quella di Paoling e le cose che cambiano e le persone che si trasformano.
E loro hanno ascoltato davvero. E quando il giudice ci ha chiesto se volevamo adottarla, abbiamo spiegato che vivevamo in città diverse perchè siamo una famiglia. Ed era la verità, è ancora la verità.

Avrei potuto adottarla da sola, la mia Paoling, adozione per motivi speciali come quella che abbiamo fatto sarebbe stata possibile anche per single in caso di nostra separazione. Però nessuno mi venga a dire che il Principe non è il suo papà. Mi basta vederli abbracciati quando si incontrano, o sbirciare sul cellulare di lei i loro messaggi.

E quindi adesso la nostra famiglia come è fatta?

Sempre sparpagliata in giro per l’Europa, ci sono i nonni e il Principe in Piemonte, insieme al nostro vecchio amico Bombolo e i suoi genitori, agli zii e cuginetta di Paoling, c’è lo Zione cinico in Finlandia, ci sono le amiche del cuore di Paoling vicino a Roma, e nella nostra casa francese c’è il nostro cagnetto italiano, il Tulipano nero e per metà del tempo i suoi due figli, la Bionda di 11 anni e mezzo e il Terribile di 9 e mezzo.

E quindi se continuerete a leggerci parleremo di questa famiglia sempre più strana. E anche sempre più famiglia.

Ps: oggi intanto in Italia la mia Paoling incontra la sorella dopo 6 mesi. Speriamo vada tutto bene.

Siamo a New York io e Paoling, dallo scorso giovedì. Giriamo, vistiamo, facciamo shopping, insomma, è un vero viaggio rilassante tra ragazze (certo si una delle due è più impegnata a far divertire l’altra altrimenti non si spiegherebbe il Museo delle Cere…).

Paoling ha 12 anni e mezzo, aspetta di essere grande, si veste tutta carina, e se guardo le foto dell’anno scorso mi sembra cresciuta almeno di 3. Comincia a rendersi conto che alcuni sguardi su di lei sono diversi, e ne abbiamo parlato diverse volte.

Stasera eravamo al ristorante, qui a New York, vicino all’hotel per poi venire presto in stanza per una serata di maschere di bellezza coreane comprate oggi (troppo belle!). Paoling ad un tratto mi dice, terrorizzata, che un tavolo di 5 uomini sui 45 anni a cui io davo le spalle l’aveva guardata, ridendo.

Mi dice vai a chiedergli perchè. Mi giro, li guardo, parlavano tranquilli tra loro.
Le dico che se avessero detto qualcosa di strano non lo direbbero a me, e mi sembravano davvero tranquilli, nessuno schiamazzo, nè risate strane.

Le dico anche che lei seduta li tranquilla sembra proprio una bambina, e che un gruppo di uomini di quell’età che fanno commenti pesanti in pubblico su una bambina con i camerieri che passano mi sembra davvero impensabile. Le dico che capisco che si sia sentita male ma che non sappiamo cosa abbiano detto. Ci scambiamo di posto, e i 5 non si girano mentre lo facciamo, nè si girano più verso di noi per tutta la cena.

Paoling ha paura, vuole andare via subito. Piange addirittura.

Andiamo via, parliamo con calma arrivate nella stanza, e dopo la solita mezz’ora di riscaldamento, nella quale le dico che è giusto essere attenta ma non avere paura di tutti gli uomini sempre, viene fuori il perchè di questa cosa.

Paoling ha la stessa età che aveva sua sorella quando è stata molestata in casa dal Padrino. Sorella che lei non vede da tempo e vedrà, contenta di farlo, a luglio. Lei dice che guardando quegli uomini, che forse non parlavano davvero di lei, aggiunge, ha pensato a sua sorella alla sua età e a quanto le avrebbe fatto schifo essere toccata da uno di loro, come era successo alla sorella,

Mi dico che è molto che non parliamo di queste cose, e lei è cresciuta ed ora le vede diversamente. E’ arrabbiata col Padrino ma anche con sua mamma.
Mi dice che vorrebbe vedere sua mamma per chiederle il perchè.
Le dico che non si fa a 12 anni, di parlare con una persona così problematica, perchè non avrà mai risposte. Le dico che lo farà da grande quando saprà ascoltare anche le bugie o i silenzi.

Adesso lei fa la doccia, tra poco serata creme.
E io boccheggio. Ci sono cose che mi tolgono il respiro.

Ci penso spesso ai giorni in cui scrivevo assiduamente questo blog. Avevo bisogno di mettere giù in parole le cose che accadevano, era tutto troppo denso, troppo complicato per tenerlo dentro.

Oggi mi manca, e mi piacerebbe raccontarvi qualcosa della vita di Paoling di oggi.

La mia Paoling adesso ha 12 anni e mezzo, vive in Francia con me. Il nostro Principe è sempre nella nostra vita, anche se in modo diverso, è il papà di Paoling ma vive in Italia e lo vediamo sempre, andiamo da lui, viene da noi, un gran viavai di aerei e treni e whatsapp e la nostra famiglia funziona cosí.

Paoling adesso ha una carta d’identità con sopra i nomi dei suoi genitori, che siamo noi, e da quando l’abbiamo adottata non teme più i controlli in aeroporto, e tutte le spiegazioni bizzarre che abbiamo sempre dovuto dare per andare in giro.

Paoling ha anche un passaporto, e come promesso tanti anni fa, tra pochi giorni la porterò a New York per festeggiare.

Paoling parla francese con un accento perfetto, gioca a pallavolo, è snella, vanitosa e bellissima, e i suoi occhi sono sempre gli stessi, luminosi e scuri. Va a scuola in monopattino, come si usa qui, e quando torna sorride. Ha dei voti stellari, fa a volte casino con i quaderni e sbotta come qualsiasi adolescente, e poi si pente.

Paoling vede ancora qualche volta sua sorella, che sembra stare meglio. Il suo amico Bombolo è sempre suo amico, si vedono sempre anche se abitano a 1000 km di distanza e si amano come fratelli, come sempre.

Paoling ha anche altri pezzi di famiglia nuova: il mio compagno francese, ed i suoi figli. Lei sa bene che la famiglia non è sui pezzi di carta, ma è la storia che abbiamo insieme, le cose che ci succedono, la fatica che facciamo con gli altri per le cose di tutti i giorni. Paoling difende quello che è suo, divide la camera e il tempo e le attenzioni, perchè sa che ci sono cose nostre che nessuno ci può togliere.

Come la sua mamma. Questa cosa che è nata tra di noi, iniziata tra i miei sensi di colpa per l’affetto mancato e la sua diffidenza, è diventata il centro delle nostre sicurezze. Mezze matte, abbiamo abbracciato tutti i cambiamenti, di vita, di Paese, di affetti, sapendo che questo almeno non sarebbe cambiato mai.

…. di agosto assolata, arriva una telefonata del tribunale. Possiamo andare a ritirare la sentenza.

Adottata.

Adottata, e qui la nostra storia prende una nuova piega, giuridicamente. In realtà la strada è sempre quella, come sempre nella vita, si parte e non si sa quali sono le svolte, le salite.

Adottata, ma non per questo mi sento di dire che credo ancora, e sempre, nell’affido come accoglienza, anche quando poi cambia come è successo a noi.

Perchè è vero che oggi non potrei pensare a Paoling se non come a mia figlia, ma è il percorso che è andato così. E se ripenso, e se rileggo, quello che succedeva 6 anni fa so che ero pronta a vederla volare via, se questo fosse stato il suo cammino.

Adesso bisogna solo andare avanti. Adesso la nostra vita è complicata, molto più di quanto io abbia potuto scrivere qui. C’è la Francia, e c’è la piccola Lelia che cambia ogni volta che la vediamo.

Non ho ancora potuto abbracciare il Principe e Paoling insieme, siamo lontani, lo faremo tra qualche giorno. Festeggeremo come dei matti con tanti pezzi della nostra strana famiglia.

E poi, quando tutti saranno tornati in Italia, io e Paoling ci guarderemo negli occhi, e parleremo piano, per ripercorrere ancora una volta tutte le tappe di questa storia, e poi andare avanti.

E di quello sguardo, di quel momento, non vedo l’ora.

e così stasera parlando tranquillamente in videochiamata, dopo oltre mezz’ora di discorsi vari, il Principe mi dice che ha due raccomandate da ritirare, e che domani passerà a prenderle.

Quindi diciamo che o ha preso una multa, o è arrivato il decreto dell’adozione.

E io non dormirò stanotte.

Aggiornamento del Giorno dopo
si è vero io non ho dormito, il Principe è andato in posta alle 13 con me che gli facevo stalking dalla Francia via telefono, ed alla fine era solo un Bancomat nuovo! Sarà per la prossima volta!

https://toiletbombs.wordpress.com/

Senza commento, un blog di qualcuno che, a ben guardare, conoscete bene.

(io l’ho aiutata ad aprirlo ma il resto è opera sua!)

A pensarci sembra ancora così strano, tutti questi anni e poi un sabato mattina, nel Tribunale deserto delle vacanze di Pasqua, ti siedi davanti alla scrivania di un giudice che ti chiede se confermi la richiesta di adozione, fa a Paoling (che si è presentata munita di librettino con le foto del suo arrivo ormai quasi 6 anni fa) un paio di domande, e poi ti ritrovi ad aspettare per posta il decreto di adozione.

Eh si, il decreto di adozione. Per posta. Quando? Non si sa, due mesi, sei mesi, dipende dai tempi del PM, e dalle urgenze che possono passare davanti.

E così un giorno, in Italia, a casa del Principe, arriverà un postino, o forse una cicogna, portando un foglio che cambierà per sempre il cognome di Paoling. Basta con i documenti raffazzonati, con le autorizzazioni per fare i viaggi, con i libri di scuola a pagamento e il dottore della mutua che non c’è.

E’ strano, cambia tutto e non cambia niente. A questa pollastra abbiamo dato una famiglia già 6 anni fa, lo vedo nella foto del 6 agosto 2010, quando il principe spegneva la candelina dei suoi 30 anni e noi due lo aiutavamo tutte concentrate.

Sono cambiate tante, tantissime cose, in questa nostra famiglia strana che vive un pezzo qui e un pezzo la, con i servizi sociali che fanno i salti mortali per farla adottare a tutti e due nonostante i cambi di vita, però in fondo il succo è quello li, di quell’agosto caldissimo e strano in cui a casa nostra è arrivata questa piccola aliena dalle gambette corte, che ci faceva impazzire e che ci spaventava a morte con le sue sfide, il dolore, che ci faceva sorridere con la sua dolcezza, e che oggi è diventata alta, grande, fortissima, che parla francese e che “risplende nella classe”, come ho letto martedì nella sua pagella di fine secondo trimestre (come sempre in lacrime, io non ne ho saltata una di pagella in lacrime!).

E’ la nostra bambina ormai, è figlia di quel babbo un po’ taciturno e spaventato, con gli occhi azzurri da Principe e l’insicurezza del futuro, che la porta in moto a fare un giro a lago, che l’abbraccia forte dopo ogni separazione, e che l’ammira per tutto quello che lei sa fare e affrontare. E’ figlia mia, con tutti i nostri litigi e discussioni che durano da anni, le lacrime, quegli occhi neri diventati felici che sono il mio regalo più bello, per me e per il mondo. Perchè Paoling felice farà grandi cose, cose importanti come fidarsi, sognare, e volere davvero bene a qualcuno.

 

Diritti

Non esiste il diritto di una coppia ad avere un bambino, esiste il diritto di ogni bambino di avere una famiglia.

Tre orme sulla sabbia…

... Qui proveremo a parlare di quando alle orme del bambino che cammina lungo la spiaggia della sua vita e a quelle della sua famiglia biologica si affiancano le impronte di un’altra famiglia che, per un tempo indefinibile all’inizio, percorre il tragitto insieme a loro...

... Noi vogliamo provare ad esserci, senza prendere il posto di nessuno e senza prendere in braccio nessuno. Vogliamo offrire il braccio ad ogni passo, con la pioggia o con il sole...

Libri per saperne di più

E.De Rienzo, C.Saccoccio, F.Tonizzo, Una famiglia in più, UTET, 2004

C.Forcolin, Mamma non mamma, Marsilio, 2007

C.Forcolin, Io non posso proteggerti, Franco Angeli, 2009

Articoli precedenti