Qualche anno fa la mia Paoling ha inventato una canzone su noi due. E diceva che noi siamo ‘compiacevoli’. Le avevo chiesto il significato e la sua risposta era stata semplicissima: ‘a noi piace farci cose gentili, farci dei favori e delle cose piacevoli’.

Per il mio compleanno ho ricevuto una lettera da lei, nel suo stile, e un passaggio mi ha colpito più degli altri.

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Tu sei speciale, noi siamo speciali, siamo potentissime, siamo compiacevoli.

Potentissime. Questo aggettivo usato da una quasi tredicenne é per me fortissimo, e brucia. Siamo donne, siamo potentissime, e non per qualche strano motivo, non per un’idea di potere maschile, non siamo a capo di niente, siamo semplicemente potentissime. Possiamo fare quello che vogliamo, possiamo scegliere, e arrivarci.

Lei é così, non si arrende mai, lei prova e riprova e alla fine ci riesce. Lei é potentissima.

E poi siamo ‘compiacevoli’. L’italiano qui é quello ingenuo da scuola elementare (per me comunque meglio compiacevoli di petaloso, tutta la vita!), ma lei lo riprende oggi perché siamo compiacevoli, ci piace fare cose gentili, scegliamo di farle, non siamo obbligate a essere carine e gentili perché siamo donne, non siamo ‘sandwich makers’ (avete seguito tutto il casino generato da una ragazza negli USA che ha chiesto su un blog un consiglio su un panino da fare al marito?), siamo semplicemente compiacevoli.

E potentissime. E’ qui il trucco, dobbiamo essere potentissime, sentirci potentissime, per poterci permettere il lusso di essere compiacevoli.

Questo voglio per la mia Paoling e per le ragazze della sua generazione, una generazione di donne che sappia essere accogliente, gentile (la gentilezza, questa bisognerebbe insegnarla nelle scuole, a tutti), richiamare il valore di donare anche sé stessi, ma potentissime, perché solo dall’autostima, dalla possibilitá di essere chi siamo, dall’idea forte e creatrice che davanti a noi, e intorno a noi, c’é il mondo da prendere e da conoscere puó venire, davvero, la capacitá di scegliere, aprirsi, amare.